Erano le 7.45 del 6 maggio 2008 e mi accingevo ad andare al lavoro quando, dalla mia radio preferita, ossia RMC (Radio Montecarlo), ascolto l’annuncio della diretta dal Bluenote di Milano da parte di Nick The Nightfly per la sera del 7 maggio di un evento Jazz, ma non un evento qualunque, proprio lui, il mio mito …

Scott Henderson!

Scott mentre suona

Non vi racconto la mia super Megàne come ha fatto le curve, proprio “ca recchia ‘nderr”, e, corso su in ufficio, non ho perso tempo a prenotare il biglietto per il grande evento, che finalmente mi avrebbe portato ad ascoltare dal vivo il mio idolo musicale.

Arriva il mercoledì sera e, dopo essermi preparato e stampato una foto di “Lui”, per un eventuale autografo, vado al famigerato Bluenote a Milano, accompagnato da un amico, nonchè cantante.

Il locale si presenta molto accogliente, non esageratamente grande. In realtà mi aspettavo una specie di teatro ma alla fine mi ritrovo in quello che secondo me è il più bel locale Jazz che abbia mai visto.

Pulito, impeccabile, luci soffuse non troppo forti nè buio totale. Clientela impeccabile, signori e signore gentili e staff qualificato. Ci hanno dato la possibilità di scegliere il tavolo che volevamo, ovviamente sotto al palco.

Esco fuori per rispondere al telefono e quando rientro vedo LUI, il mio mito, sul palco inginocchiato, mentre accorda la chitarra. Il cuore mi pompa a mille, ma non resisto e mi avvicino a lui per un primo autografo.

Scott Henderson mentre accorda la chitarra

Inizia così il concerto.

Inutile dire che è stato un Evento senza paragoni. Un trio che non ha lasciato nulla al caso, rubando ogni singola nota o pausa gli fosse possibile. Scott Henderson alla chitarra, John Humphrey al basso e Alan Hertz alla batteria.

Lodevole l’acustica del Bluenote che ha reso possibile l’apprezzare di ogni stacco del bravissimo batterista o della sincope del bassista. Ma il genio, il vero protagonista della scena, è stato sempre lui, Scott. Senza tante smorfie, ma con un groovie che non ha paragoni, Scott Henderson ha coinvolto anche i più restii nel locale a scomporsi, urla di estremo piacere provenivano da me e dalle persone che mi circondavano, coinvolgimento totale e un senso di benessere mai provato prima in vita mia.

Con la sua fusion-blues Scott ha veramente dimostrato a me e a chi è stato fortunato come me, cosa significa la musica, quella vera, quella che il mio maestro Mario chiama, la “musica che gira” quella “rotonda”.

Ed ancora una volta si è dimostrata l’umiltà dei grandi quando, infine, mi sono avvicinato a Scott e insieme abbiamo scambiato qualche chiacchiera, su come la pensavo io e sul fatto che ero suo fan. Simpaticissimo (anche se non si può dire lo stesso per la bellezza) mi ha concesso la foto con lui , senza mai smettere di scherzare e guardandomi con gli occhi di uno che ti considera al suo pari, non di un illuso o esaltato, ma di un uomo umile, simpatico e generoso, e al contempo di un musicisa geniale, eccentrico e coinvolgente quale è Scott Henderson.